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Che cos’è l’amore? Delle cose che ho imparato dai miei sposi, di tazze che si rompono e di uno sconto per festeggiare

Come amare per sempre

Che cos’è l’amore?

Scrivo, dopo essere scomparsa dai social per un po’, per le doverose spiegazioni. Scrivo con la voglia di chiudere gli occhi e riaprirli con le gambe che penzolano al sole, in uno di quei paesi che lievitano come pagnotte; partono dalla piazza in basso e su, fino alle case che si tengono l’una con l’altra per non rotolare giù dalla collina.

Scrivo perché a un certo punto del percorso mi sono dovuta fermare all’improvviso, e porre la fatidica domanda: che cos’è l’amore?

Nel mio campo non è mica facile doverlo mettere in discussione: è come rompere a sorpresa la tua tazza preferita. Pensavo facesse parte delle competenze acquisite come un programma di grafica, invece la prima cosa da fare quando si frantuma una tazza è spazzare via i cocci.

Allora ho sgomberato più frammenti che potevo e ho perso qualche chilo di zavorra nel processo, e poi mi sono messa ad osservare.

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L’amore non è un sentimento

Cosa sia se lo sono chiesto in tanti, mica solo io. Gli aggettivi nei libri sono mutevoli come le storie: amore disperato, platonico, tossico, romantico, sofferto, a prima vista. Online siamo bombardati da frasi su passione, sguardi e magia – importanti come bucce sulla frutta, ché l’unica cosa certa della passione è che ha una data di scadenza.

Allora mi sono fermata ad ascoltare voi, i miei sposi: vi ho guardati. Ho cercato di capire da tutti, presenti e passati, cosa spinga a voler trascorrere la vita insieme a una persona, più che un dopocena. Mi sono soffermata sui sinonimi più che sugli aggettivi, per scandagliare il fondo. Ho cercato di scoprire la differenza tra innamoramento e amore, e ho scoperto che la tazza rotta, be’, non ero io.

Comprami il sale. Ti passo a prendere? Che delusione. Hai ristretto la maglia. Quella chi è? Insomma è un gioco al massacro, perché il segreto per l’amore eterno è un’arte che non ha nessuno e tutte le mie coppie si amano in modo diverso: da vicino, da lontano; c’è chi vuole rendere felice l’altra persona e chi vuole impedire che sia triste. Lo vedo dai piccoli armistizi nelle scelte del font, lo sento nelle telefonate fatte per risolvere un problema, in modo che l’altro non si agiti. L’unica cosa che hanno tutte in comune, e che agli altri manca, è che non hanno smesso di provare.

Perché amare non è mica un sentimento, che va e viene come gli pare: è un’azione. 

È  la capriola spettinata per scendere dal letto quando ti accorgi che non è vero che tutto si accomoda. È, soprattutto, scegliere di fare squadra. Di riparare anche se non basta. Di comunicare anche da stanchi, perché pensare a un problema non è la stessa cosa che risolverlo. Di guardarsi l’un con l’altro la mattina appena svegli come guarderemmo quel vestito nuovo nel negozio. Decidere di impegnarsi lo si fa quando non si ha voglia, che a cantare e ballare a una festa siamo bravi tutti anche senza aver preso lezioni.

Innamoramento e amore

Per andare avanti insieme serve un buon paio di stivali antipioggia, perché la fase critica è quella intermedia: non si è più così innamorati, non si è più tanto gelosi o entusiasti quando la quotidianità interviene, la noia subentra e il sentimento trionfale si trasforma in dubbio e fanghiglia.

E qui arriva la scelta: perché amare, essere felici, è un atto di coraggio, e il coraggio di attraversare le cose o ce l’hai o non ce l’hai. Da lontano è sempre tutto più interessante che da vicino, ma alla lunga ti lascia presbite, e a parlare con gli spettri. Maturità invece è una parola che ti frega, perché puzza di compromesso storico e responsabilità e significa che sentirsi a casa non è qualcosa che capita, ma che si costruisce.

Ed è proprio qui, quando smetti di essere innamorato, che inizi ad amare.

Come amare per sempre?

Va be’, lo sappiamo, i film romantici (no, questo no) ci hanno ubriacati di idee dannose e da piccoli ci hanno raccontato un sacco di bugie che suonavano bene, come “un giorno capirai”. E invece l‘isola che non c’è, per alcuni, è un vizio ostinato e tristarello. Ma, se avete letto il libro, è un posto cupo, egoista, amorale e crudele, abitato da bambini incapaci di accettare il tempo che passa solo perché, beh, è scomodo e noioso e fa un male cane, il tempo che passa.

Ma essere miope ti dà il vantaggio di spostare lo sguardo verso l’interno, e capire che quando sei in squadra fai squadra anche mentre perdi, altrimenti è solo gente che corre per caso in un posto. E che le promesse a metà film hanno scarso valore se non si impara che fare squadra, dopo un po’, ha più a che fare con l’impegno che con il tentativo di riempire lo stomaco di farfalle.

Ecco perché non sono la tazza rotta. Certo sono quella a cui sono arrivati addosso i cocci, con le musate violente di chi non fa retromarcia neanche per cercare riparo. Ma mi sono sforzata così tanto di mettermi nei panni di qualcuno che, per un po’, ho dimenticato di mettermi nei miei. E allora eccole qui, le mie magagne: stese al sole come panni puliti, come pancetta che sfrigola sulla griglia nei primi giorni di sole

(e non ho mai capito perché ci ostiniamo a collegare la fine alle giornate di pioggia, come se esistesse davvero qualcosa che sa più di morte della canicola delle due del pomeriggio, quella che ti stende, svuota le strade e crea il deserto). 

Ma quelli che mollano le cose prima che le cose mollino loro sono belli solo nei film.

La frase d’amore più vera

“Pensa a quanto mi ami adesso. Non ti chiedo di amarmi sempre così, ma ti chiedo di ricordartelo. Da qualche parte, dentro di me, ci sarà sempre la persona che sono stasera.”

–F.S. Fitzgerald, Tenera è la Notte

Certo ci vuole umorismo, perché la vita va dove le pare e alla fine del giorno c’è sempre qualcosa che avresti potuto fare meglio: ma se la cosa giusta da fare la scopri solo dopo, sarà proprio vero ciò che ho scritto una volta, che ci si innamora per un motivo ma si ama solo nonostante tutto.  

Diceva Elsa Morante che la frase d’amore più vera, l’unica è “Hai mangiato?”, e forse il senso è tutto qui. Forse il segreto della vita, in fondo, l’hanno capito quei ciclisti che ho sorpassato una mattina mentre pedalavano forte, sì, ma sorseggiando champagne.

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